Abstract. I problemi del restauro della Cappella della SS. Sindone di Guarino Guarini a Torino, destrutto da un incendio nel 1997, sono stati esaminati in un intervista con i responsabile per il restauro arch. Mirella Macera, ing. Paolo Napoli e arch. Fernando Delmastro in un intervista di Kim Williams curato da Sandro Caparrini.

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Guarino Guarini, matematica e architettura:
Il restauro della Cappella della SS. Sindone a Torino

 Arch. Mirella Macera
Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio di Piemonte
Piazza San Giovanni, 2
10122 Torino

Prof. Ing. Paolo Napoli
Dip.di Ingegneria Strutturale e Geotecnica
Castello del Valentino, Viale Mattioli, 39
10125 Torino

 Arch. Fernando Delmastro
Corso Unione Sovietica, 173
10134 Torino

Intervista di Kim Williams. A cura di Sandro Caparrini

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Fig. 1 per La Cappella della SS. Sindone
Figura 1. Da sinistra: arch. Fernando Delmastro, arch. Mirella Macera, ing. Paolo Napoli. Dietro, la foto della cupola di Guarini per la Cappella della SS. Sindone prima dell'incendio del 1997. Photo Kim Williams

 Fig. 2a per La Cappella della SS. Sindone

 Fig. 2b per La Cappella della SS. Sindone

 Figura 2: Interno della Cappella prima dell'incendio al livello della rotonda (a sinistra) e della cupola (a destra).

Kim Williams: La Cappella di Guarini necessitava di un intervento di restauro già prima dell'incendio del 1997. Il 4 maggio del 1990, festa liturgica della Sindone, la Cappella è stata chiusa per il crollo di alcuni materiali della cupola. Che tipo di problemi c'erano? Di natura strutturale, prevalentemente estetica, o di ordinaria manutenzione per un edificio di 330 anni?

Mirella Macera: Il restauro che si è concluso tragicamente con l'incendio, strada facendo si è dimostrato una manutenzione sostanziale, ben più che ordinaria. Era iniziato a seguito del crollo di un pezzo di pietra dal paramento sul pavimento della Cappella.

Kim Williams: Lei ha curato anche quel primo restauro?

Mirella Macera: No, lo ha curato il mia collega Franco Ormezzano, che poi è mancato poco prima della fine del lavoro. E' una storia non molto allegra quella della Cappella per noi, sia come ufficio che per le singole persone. Quando era caduto questo pezzo di pietra si era temuto un qualche problema di carattere strutturale, per cui erano stati messi in opera dapprima un piccolo ponteggio di verifica e in seguito una struttura. Si era così verificato che non esistevano dei veri e propri problemi di carattere strutturale nella Cappella. C'era solo un degrado della pietra, un marmo di Frabosa con delle infusioni di materiali diversi che formano della venature bianche e che costituiscono dei punti di debolezza della pietra. È stato allora che per diverse ragioni -le infiltrazioni d'acqua, la vetustà, le vibrazioni - abbiamo eseguito questo primo intervento. Niente di carattere sostanziale da un punto di vista strutturale: in pratica abbiamo ricucito i punti dove la pietra, battendo con un martellino sulla pietra, suonava vuoto e abbiamo fatto dei fori riempiti poi con delle iniezioni di resina e con dei perni di acciaio in modo da ancorare queste pietre alla parte sana. In seguito abbiamo fatto un lavoro di pulitura, quasi di lucidatura delle pietre.

Kim Williams: Scoprendo anche degli affreschi sulla cupola.

Mirella Macera: Il singolo risultato più interessante di quel intervento è stato probabilmente la scoperta dell'affresco sul cupolino ma la cosa che forse più mi rammarica fra le tante è che, finita la pulitura, era venuta fuori la differenza significativa tra i vari tipi di marmi che erano stati utilizzati. Il marmo di Frabosa è di due tipi: nero o grigio. Il marmo nero era stato adoperato soprattutto nella parte più bassa della Cappella, quello grigio nella parte più alta. Salendo verso l'alto aumentava la pietra più chiara e cresceva di conseguenza l'effetto di verticalismo. Con la pulitura della pietra era tornato nuovamente alla luce questo slancio della struttura. Era una cosa spettacolare. Tutto questo purtroppo abbiamo potuto vederlo in pochi.

Kim Williams: Che cosa ha provocato l'incendio?

Mirella Macera: Posso dire solo che non siamo ancora nemmeno alla conclusione della vicenda processuale, perché il pubblico ministero ha chiuso la sua requisitoria indicando come causa dell'incendio un problema elettrico non meglio identificato. Ci sono stati diversi periti, che hanno espresso pareri spesso in parte contrastanti sull'origine dell'incendio, ma credo che il processo si concluderà in qualche modo con l'indicazione di una causa elettrica, a meno che non ci sia un colpo di scena. Il pubblico ministero ha detto che per lui la causa è di tipo elettrico, e quindi ha chiesto delle pene per alcune persone che potevano essere collegate a questa origine.

Kim Williams: Ho letto un articolo su La Stampa del 18 marzo 2004 in cui si diceva che secondo il pubblico ministero era stata lasciata accesa una luce o qualcosa di simile vicino a dei materiali infiammabili.

Mirella Macera: Se la causa è di tipo elettrico si è trattato davvero di una fatalità perché, come ho detto al processo, il cantiere era ordinato e ben gestito, e non sembrava proprio che ci fosse da temere un qualche incidente. Era un cantiere che andava avanti da parecchi anni, seguito direttamente e con attenzione dalla ditta, che aveva molti tecnici presenti. Non si era mai fatto male nessuno, non c'era mai stato mai nessun problema. Lavori di questo tipo si svolgono ad una certa altezza dal suolo quindi può succedere qualcosa non solo nei confronti delle cose ma anche delle persone. Fino a quel momento il cantiere era andato avanti in maniera molto tranquilla e serena, chiaramente con molti problemi di carattere tecnico ma nessuno di carattere gestionale. Quindi come sia potuto accadere il tragico fatto quella notte [del 11-12 aprile 1997] rimane un po' un mistero per tutti.

[Nota del curatore: Il 29 settembre 2004 si è concluso il processo giudiziario, con la sentenza che la causa dell'incendio era in parte una negligenza da parte della ditta edile, ed in parte la mancanza di tempesività da parte del custode nel lanciare l'allarme.]

Kim Williams: In termini di materiali e sistemi portanti, in cosa consiste il sistema strutturale della Cappella?

Paolo Napoli: Questa è certamente una bella domanda ed è difficile dare una risposta adeguata, nel senso che in questo monumento, come in molti altri di Guarini, il sistema portante è un po' nascosto. Ne vengono esibiti alcuni elementi, ma molto probabilmente ce ne sono altri che non sono visibili. In termini di materiali c'è certamente la muratura, in grandi spessori nella parte bassa e via via in spessori sempre più sottili, e poi c'è la pietra.

Kim Williams: Guarini ha trovato la Cappella già al livello del cornicione.

Paolo Napoli: Guarini ha trovato la Cappella già iniziata e in qualche modo l'ha riplasmata. Non sappiamo quanto abbia modificato delle parti basse, ma certamente le ha utilizzate per poter salire. Ci sono quindi sia la muratura che la pietra, ed è difficile dire quale sia il rapporto di capacità portante fra le due. Certamente nelle parti basse la muratura è portante e la pietra è più o meno un rivestimento; tuttavia non si tratta mai di un rivestimento sottile, ma sempre di un rivestimento in spessore. Nelle parti alte la sequenza di archi in pietra (anche se dietro c'è sempre la muratura) sembra acquistare un ruolo più importante. Dico sembra perché quando si va a vedere questa sequenza di archi che apparentemente costituisce il sistema portante attraverso gli scarichi in chiave uno sull'altro, si scopre che molto probabilmente essa non sostiene nulla. Infatti le prove che sono state fatte ancora prima dell'incendio con i martinetti piatti per leggere le compressioni presenti in questi archi hanno dato un valore zero. Spesso essi hanno addirittura il giunto aperto.

Kim Williams: Il giunto, vale dire la chiave di volta?

Fig. 3 per La Cappella della SS. Sindone
Fig. 3: In basso, gli archi e le mensole; in alto la stella a dodici punti della cupola dopo l'incendio. Fotografia di Kim Williams

Paolo Napoli: No, intendo dire che fra un concio di pietra e l'altro c'è una fessura, spesso non c'è la malta. Quindi molto probabilmente questi archi hanno un ruolo secondario, o addirittura non hanno per nulla un ruolo strutturale. Però non è facile nemmeno dire quale sia la struttura chiave, quella che ha veramente il ruolo primario. Sembra, da quello che si è potuto capire, che un ruolo molto importante sia svolto dai costoloni, i quali sono intimamente collegati agli archi perché ognuna delle mensole su cui si impostano gli archi va a inserirsi in profondità nei costoloni (Fig. 3).

Nei costoloni esterni, infatti, sono inserite delle mensole in pietra che fuoriescono all'interno della Cappella esattamente sotto la chiave di un arco e quindi sotto l'imposta dei due archi sovrastanti: il carico che proviene dagli archi superiori potrebbe quindi trasferirsi direttamente ai costoloni esterni senza in realtà gravare sulla chiave dell'arco sottostante. In effetti anche i calcoli di simulazione che abbiamo fatto confermano che questi costoloni hanno un ruolo molto importante, come archi esterni che sorreggono il sistema. Però anche questa spiegazione, che è la più probabile in questo momento, ha comunque dei punti interrogativi.

Fig. 4a per La Cappella della SS. Sindone
Fig. 4a. L'esterno della cupola, con i costoloni.

 

Fig. 4b per La Cappella della SS. Sindone
Fig. 4b. I mattoni dei costoloni con i due fasi di costruzioni, con i gradoni originali e il contorno attuale evidenziati, da .The Architecture of the Shroud di John Beldon Scott

Il punto interrogativo più grande è che la disposizione dei mattoni in questi costoloni non è come dovrebbe essere per un arco, in quanto la tessitura della muratura è fatta per conci orizzontali, mentre se fosse un arco dovrebbe essere fatta per conci inclinati (Fig. 4). Questa è una cosa molto strana soprattutto perché Guarini sapeva perfettamente come si devono costruire gli archi.
Un'altra cosa strana è che esistono delle stampe antiche in cui la Cappella non ha i costoloni. Essi sono stati un'aggiunta.

Kim Williams: O uno sviluppo…

Paolo Napoli: …e quindi i punti interrogativi sono tanti. Però se lasciamo un momento a parte la storia e guardiamo le misure che abbiamo eseguito sulla Cappella e le simulazione agli elementi finiti, sembra che effettivamente il sistema portante fondamentale sia costituto dai costoloni. A conferma, si può osservare che quando a causa dell'incendio si è verificata la rottura delle catene sui finestroni, i costoloni sono stati fra i primi a fessurarsi in modo significativo. Al contrario, non abbiamo visto quasi niente sugli archi della cupola.

Kim Williams: Gli archi del cestello, quando hanno perso la loro superficie, sono rimasti intatti?

Paolo Napoli: Sì, sono abbastanza sani, rispetto ai danni causati direttamente dal fuoco. Però l'incendio ha spezzato la catena, la cintura metallica che gira intorno alla cupola al livello dei finestroni, e rompendosi questa cintura, i piloni del tamburo si sono inclinati verso l'esterno e la Cappella ha cominciato ad aprirsi. Aprendosi la Cappella, tutto il sistema si è dissestato, anche se non è stato direttamente investito dal fuoco, e in questo dissesto generale dovuto a questo movimento abbiamo visto che si sono lesionati certamente gli archi dei finestroni, che sono stati i primi elementi a perdere contrasto. In seguito si sono lesionati anche i costoloni, e questo fatto suggerisce che essi stiano portando il peso della Cappella. Quindi, in base alle conoscenze attuali, possiamo dire che la Cappella è fondamentalmente un monumento in muratura, con un contributo, non sappiamo dire quanto importante, della pietra. E che, come sistema portante della cupola, hanno un ruolo fondamentale i costoloni esterni. Ma non sappiamo dire se questa fosse l'intenzione di Guarini o se sia stato uno sviluppo successivo.

Kim Williams: Quali sono gli interventi sulla struttura della Cappella e sulla sua cupola resi necessari dall'incendio?

Paolo Napoli: Qui è giusto fare un poco la storia di quello che è successo perché così si capisce quali interventi sono stati fatti e perché. Qualche giorno dopo l'incendio abbiamo osservato che si stavano aprendo progressivamente delle fessure nuove.

Kim Williams: Le avete viste dal di fuori?

Paolo Napoli: Sì. Le hanno viste per primi i vigili del fuoco perché non ci si poteva avvicinare alla Cappella e i vigili del fuoco che sono andati hanno visto…

Mirella Macera: Per fortuna!

Paolo Napoli: … hanno visto queste fessure, a cui in un primo tempo non hanno dato molta importanza. Però le hanno filmate e noi le abbiamo visionate. Ci siamo resi conto con preoccupazione che nel giro di qualche ora esse aumentavano sia in numero che in ampiezza.

Kim Williams: Certo, erano ore di grande tensione.

Paolo Napoli: Ore cruciali, perché in effetti vedendo queste fessure si è capito che doveva essersi spezzata una delle catene d'acciaio che fermavano la spinta degli archi.

Kim Williams: Dove sono le catene?

Paolo Napoli: Vi è una catena al livello dei finestroni che però si vede molto male perché è dissimulata dalla traversa del serramento, per cui sembra che ci sia solo la finestra, ma in realtà ci sono sia la finestra che la catena. Come dicevo, si è compreso subito che doveva essersi rotta una catena, o per il calore, o per l'acqua di spegnimento, oppure per lo sbalzo termico. Tuttavia i vigili del fuoco per alcuni giorni non sono riusciti ad individuare questa catena, poi finalmente l'hanno trovata rotta e quindi è stato fatto innanzi tutto un tentativo di ripararla. Riparare la catena sembrava la via più veloce ma non si è potuto fare perché l'acciaio non era saldabile,ci sono tipi di acciaio che non possono essere saldati perché sono troppo pieni di impurità, e un tentativo di giunzione bullonata non ha dato esito positivo. Allora è stata realizzata una cerchiatura di funi intorno al tamburo. Questo è stato il primo intervento e probabilmente quello decisivo, quello che ha fermato il progredire del collasso strutturale in atto e che ha consentito di fare poi tutte le altre operazioni con tranquillità. Si tratta di un intervento completamente reversibile, sostituisce la catena rotta ma può essere tolto in un qualunque momento senza lasciare nessuna traccia perché è un intervento completamente esterno. In seguito sono state collocate ulteriori catene esterne realizzate con barre d'acciaio al livello della cupola; anche questo è un intervento reversibile che serve a preservare la forma della Cappella ma che non lascerà traccia quando verrà tolto. Quindi in sostanza per il momento la Cappella sta su ancora con i suoi mezzi, grazie alla sua concezione strutturale. Gli unici interventi eseguiti sono consistiti nel riparare la rottura di una catena e nel porre altre catene a presidio delle probabili rotture delle catene che sono nascoste. Infatti alla base di ogni archetto del cestello c'è una catena nascosta nella pietra. Alcune sono rotte, ma potrebbero anche essere rotte tutte senza che noi lo sappiamo: per questo motivo ne abbiamo messo delle altre esterne. Questi sono stati due interventi importanti per garantire la sicurezza della Cappella. Un terzo intervento, più funzionale che strutturale, è consistito nella chiusura del passaggio fra Cappella e Duomo, in modo da separare i due edifici e far sì che il Duomo tornasse ad essere agibile. Anche questo intervento è in minima parte strutturale, poiché il muro puntella l'arco danneggiato fra Cappella e Duomo; in sostanza però si tratta di una semplice parete di separazione.

Kim Williams: Il finestrone fra la Cappella ed il Duomo è stato distrutto?

Mirella Macera: Sì, quasi del tutto.

Kim Williams: Sarà ricostruito?

Mirella Macera: Questo sarà uno dei temi più interessanti del restauro, quando avremo finito tutto il resto. Nel Duomo si può vedere, il dipinto sul sipario dell'immagine che fa vedere come sarebbe senza la finestra e quindi dà effettivamente l'effetto di come deve essere il rapporto fra Duomo e Cappella senza la finestra (Fig. 5).

Fig. 5 per La Cappella della SS. Sindone
Fig. 5. il dipinto sul sipario fra Duomo e Cappella. Foto Kim Williams

In realtà qui c'è un grosso problema, anche se adesso la tecnologia ha fatto dei passi da gigante nel campo del riscaldamento quindi potremmo affrontare questo tema magari con qualche possibilità di successo. In effetti questa è stata una delle cause per cui la Cappella è stato così danneggiata dal fuoco. La Cappella funziona un po' da camino rispetto al Duomo quindi lasciare quella finestra aperta significa che il cardinale non riesce più a celebrare più le sue funzioni all'interno del Duomo! Bisognerà quindi studiare un qualche tipo di barriera, perché altrimenti il Duomo avrà delle enormi spese di riscaldamento, probabilmente insostenibili.

Paolo Napoli: Un ulteriore intervento strutturale è consistito nella costruzione del castello di puntellazione interna di cui parlavamo prima, che parte da fondazioni sue e si innalza con tre colonne che arrivano alla quota del tamburo, più precisamente a 34 m dal pavimento del Duomo (Fig. 6).

Fig. 6 per La Cappella della SS. Sindone
Fig. 6. L'interno della Cappella al livello dei pennacchi con il castello d'acciaio. Foto Fernando Delmastro

A questo livello c'è un impalcato d'acciaio e da questo impalcato partono dei puntelli che sostengono tutti gli archi del cestello. Si tratta in raltà di un semplice presidio, perché perché i puntelli sono posti vicinissimi agli archi ma senza toccarli. Il castello di puntellazione non sostiene la Cappella, che si regge con la propria struttura, coadiuvata dalle nuove funi, e dalle nuove catene. Il ruolo del castello di puntellazione è di presidio, nel senso che, se dovesse succedere qualcosa di male (perché può sempre succedere qualche cosa), la cupola sarebbe tutta sostenuta. Noi periodicamente andiamo a verificare, registriamo cunei di sommità in modo che passi un foglio di carta fra l'arco in pietra e il nostro puntello: di conseguenza il puntello non sostiene l'arco ma, se succedesse un dissesto, esso sarebbe immediatamente fermato. Questa puntellazione ha anche un'altra funzione. Grazie ad essa, nel momento in cui si faranno i lavori di restauro sarà possibile togliere anche dei conci di pietra, oppure smontare degli archi, perché esiste un sistema che sorregge tutto, cioè una puntellazione già pronta che rimarrà in opera fino a che non saranno finiti i restauri e che poi sarà naturalmente rimossa. Direi che questo è tutto quello che è stato fatto come intervento strutturale. Forse la cosa più importante non è ancora stata detta: sulla Cappella ci sono più di cinquanta strumenti di misura, di monitoraggio, che la tengono continuamente sotto controllo. Sono stati di grandissima utilità per le prime fasi perché ci davano la misura degli allarmi e ci permettevano di intervenire, soprattutto a dare maggiore carico alle funi di cerchiatura del tamburo quando le fessure si aprivano in modo preoccupante. Praticamente dalla fine del '98 la situazione si è definitivamente stabilizzata e non abbiamo più avuto bisogno di intervenire se non per manutenzione, però il monitoraggio è tuttora in funzione, e tutto è controllato.

Kim Williams: Non ci sono altri fattori preoccupanti? Siamo in una zona sismica?

Paolo Napoli: No, c'è stato solo qualche piccolo sisma. Noi abbiamo tre sismografi sulla Cappella che ci segnalano tutti i piccoli sismi che succedono, ma sono piccoli.

Kim Williams: Le fondazioni sono sane?

Paolo Napoli: Le fondazioni sono sane, per quello che abbiamo visto. Abbiamo fatto qualche indagine, ma qui a Torino in genere abbiamo questa fortuna: siamo vicino alle montagne, i grandi ghiacciai hanno portato a valle detriti e ghiaia e questo terreno si è stratificato ed è fermo, tranne qualche zona intorno ai fiumi dove si trovano lenti di limo e di argilla ma sono piccole cose. In genere Torino è tutta fondata su uno strato di sabbia e ghiaia molto stabile. Il vero problema è che, a causa delle variazioni termiche fra giorno e notte e fra stagione e stagione, le parti di pietra che l'incendio ha rovinato e staccato, ma che erano ancora al loro posto, continuano a cadere. Non possiamo dire che cominciano perché lo hanno sempre fatto fin dall'inizio, però sembrava una cosa che dovesse finire, invece continua. Troviamo continuamente dei frammenti di pietra sul pavimento.

Fernando Delmastro: Abbiamo constatato che uno dei danni più generalizzati è il distacco, non necessariamente la caduta, di scaglie dal resto del concio; ciò accade in particolare per le modanature, che avendo un proprio rilievo rispetto al blocco in cui erano state scolpite, sono state sottoposte a tensioni più concentrate. Ci sono scaglie che si erano distaccate nell'incendio che rimanevano lì in un equilibrio instabile. Basta questo piccolo gioco di dilatazione e ad un certo punto l'equilibrio viene a mancare e cade un pezzettino.

Paolo Napoli: E quindi il danno continua.

Kim Williams: Gli interventi di restauro potranno rimanere fedeli al sistema strutturale originale di Guarini, o sarà necessaria una sostituzione con materiali moderni, come è successo nel restauro della guglia del Mole Antonelliana dopo il crollo del 1953, quando la struttura originaria in pietra è stato sostituita con una nuova in acciaio, e più recentemente ad Assisi, dove le vele crollate dopo il terremoto del 2000 sono stati sostituite con vele nuove in Kevlar®?

Paolo Napoli: Diciamo che gli interventi fatti finora, che non sono di restauro ma solo di salvaguardia del monumento, sono tutti fedeli alla concezione originaria e comunque reversibili. Gli interventi di restauro devono essere ancora progettati; essi rispetteranno il più possibile la concezione strutturale del Guarini, non saranno certamente del tipo di quelli della Mole Antonelliana, tanto per fare un esempio limite. Si cercherà probabilmente di integrare la resistenza là dove occorre senza sconvolgere il funzionamento della struttura.

Kim Williams: Questi frammenti o detriti che sono stati ricuperati saranno riutilizzati? I giornali parlavano di più di un metro di detriti per terra.

Fernando Delmastro: Sono stati intanto ricuperati con criteri archeologici perché sul pavimento c'era un tappeto di detriti stratificati. Sono stasti registrati lo strato ed il settore dove sono stati recuperati. Tuttavia se un pezzo è stato ritrovato per esempio nel settore Ovest non è detto che esso provenga dallo stesso settore della cupola; infatti durante la caduta può aver rimbalzato ed essersi ulteriormente spezzato sui tubi dei ponteggi, ormai deformati dal calore. Ad ogni modo la documentazione della posizione di recupero del reperto è, per correttezza metodologica, imprescindibile.

Fernando Delmastro: In un capannone nel cortile di Palazzo Reale c'è una squadra che sta schedando e inventariando i frammenti uno per uno, ricavandone anche il profilo. Questo lavoro verrà unito con quello che sto facendo, con altri colleghi, consistente nel rilevo in scala 1:1 e nel riconoscimento di tutti i profili delle modanature della Cappella. Diventerà così possibile riconoscere almeno il tipo di modanatura di provenienza del frammento caduto. Sarà poi compito del progetto di restauro decidere se utilizzare o meno come integrazione originale il frammento riconosciuto come proviente da quel pezzo o da quella fascia.. Su questo aspetto può dire meglio l'architetto Macera. Ho solo illustrato la metodologia attuale di riconoscimento e di catalogazione sia dei pezzi caduti sia del grande repertorio di modanature che Guarini ha eseguito dentro la Cappella. In una prima stima Dardanello ha riconosciuto circa 150 tipi di modanature., Si apprezza tra l'altro una qualità di intaglio della pietra e di cura per il dettaglio assolutamente eccezionale per la scala dimensioni.

Mirella Macera: Questo è il lavoro che stiamo facendo adesso. C'è un gruppo di architetti e storici dell'arte che sta facendo la schedatura concio per concio.

Fernando Delmastro: Esatto. Ogni concio viene analizzato inuna scheda composta da due pagine, una grafica e l'altra sullo stato di conservazione, dopo una prima fase in cui il concio viene individuato e dotato di una sigla. La prima pagina corredata di schemi, disegni e fotografie, individua la collocazione in pianta ed in alzato del concio, nel suo elemento tipologico, ad esempio la lunetta.. La seconda pagina consiste in una descrizione analitica dello stato di degrado sia della parte geometricamente intatta, sia di quella disintegrata, perché a volte presentano problemi molto diversi. Lo stesso concio dunque ha una doppia faccia ed anche questa ambivalenza, assieme a tutti gli altri dati, verrà inserita nel database. Voglio ricordare che in questa prima fase"esplorativa" dello stato di conservazione dei conci viene svolto, oltre che da me, da un gruppo di colleghi costituito da Augusta Cyrillo Gomes, Clara Distefano, Stefano Faletti, Francesca Filippi, Maurisio Sola, Igor Violino, ognuno secondo le proprie specifiche competenze.

Kim Williams: Questo è veramente un lavoro da "certosino"!

Fernando Delmastro: Anzi, diciamo da "teatino", visto che Guarini apparteneva a quell'ordine! Ma è inevitabile. Anche la sola numerazione del concio ha richiesto l'elaborazione di un "numero di targa" non proprio semplice, ma completo ed univoco. Infatti, in base a questa sigla si può definire che tipo di concio è, per esempio, in questa scheda di esempio, la "r" sta per raggio e la "L" sta per lunetta, e quindi in questo caso si tratta di uno di questi raggi dentro la lunetta.

Kim Williams: I danni provocati dall'incendio hanno rivelato particolari finora sconosciuti dell'architettura e della struttura?

Paolo Napoli: Diciamo che più che i danni sono le ispezioni che abbiamo fatto dopo l'incendio che ci hanno permesso di trovare le tracce di questi archi, le quali fanno pensare che ci sia qualcosa di non ancora noto.

Mirella Macera: La cosa più interessante è che, di intonaco seguita all'incendio, si è potuto vedere che la forma ad arco che oggi hanno i contrafforti è un'aggiunta ad una struttura originaria a gradoni, come si vede in effetti ne L'Architettura civile. Non solo, ma al livello dei finestroni c'è un passaggio, che non è riportato ne L'Architettura civile, è indicata solo una copertura sottile. Possiamo dire che questi sono i fatti più eclatanti emerso finora dai primi interventi sulla Cappella.

Paolo Napoli: Una delle indagini fatte dopo l'incendio è consistita nell'esplorare con attenzione le due gallerie esistenti, una al livello del tamburo e l'altra al livello dei finestroni.

Kim Williams: Sono praticabili?

Paolo Napoli: Sì, con difficoltà ma sono praticabili.

Kim Williams: Servono per la manutenzione?

Paolo Napoli: Io credo che non ci sia mai andato nessuno per centinaia di anni.

Kim Williams: Forse hanno lo scopo di alleggerire la struttura.

Mirella Macera: In effetti la galleria al livello dei finestroni è uno degli elementi più singolari di tutta la struttura, perché sul trattato essa non compare. Il disegno ne L'Architettura civile finisce con una copertura sottile sopra l'arco. Per inciso, ne L'Architettura civile compaiono i contrafforti con una serie di gradoni e niente più (Fig. 7).

Fig. 7 per La Cappella della SS. Sindone
Fig. 7. Riproduzione del disegno della Cappella dall'Architettura civile.

Paolo Napoli: No, non c'è, e non esiste neanche nei primi rilievi [fatti quando?]. In realtà c'è una galleria che fa tutte le curve, tutto il percorso sopra i finestroni del tamburo. Segue una curva sinusoidale, perché quando incontra la finestra deve salire, girare intorno, scendere di nuovo e poi risalire. C'è anche una galleria sotto il tamburo, e in questa galleria si vedono alcune tracce appena accennate di archi. Per intenderci, a livello del tamburo c'è una pianta circolare, che è quella interna, e una pianta sostanzialmente quadrata, che è quella esterna. In questa galleria, che gira intorno alla Cappella, ad un certo punto si vedono spuntare delle forme ad arco che poi spariscono nel muro. Se ne vede solo qualche pezzettino, e bisogna quindi ricostruirne mentalmente la forma perché sono conglobati nel pieno della muratura. Ogni tanto escono fuori, perché naturalmente essendo la pianta un cerchio e essendo i quattro archi orientati circa secondo un quadrato, dove il cerchio si allontana, l'arco diventa visibile. Torniamo quindi al discorso della geometria: probabilmente da qui in giù il sistema portante è fatto di quattro archi e non di tre, come sembra. Noi speriamo che il piano di indagini che sta per iniziare ci dia qualche luce sia sui materiali usati che su questi archi, apparentemente basati su una pianta quadrata, che si vedono solo per alcuni tratti.

Kim Williams: L'intervento di restauro sulla Cappella cambierà gli studi futuri su Guarini?

Mirella Macera: Noi ci auguriamo che ci faccia capire innanzitutto come funziona la Cappella perché altrimenti non saremmo sicuri di averla realmente riparata. Sarà necessario comprenderla da un punto di vista strutturale per poter intervenire con cognizione di causa, e quindi credo che questo sarà il risultato più interessante dell'intervento, sia dal punto di vista scientifico che da quello pratico. È un risultato che arriverà sicuramente molto prima della fine dei restauri, nel senso che quando avremo cominciato il restauro questo tema dovrà essere già stato compreso, altrimenti non potremo operare. Ci sono inoltre almeno altri due aspetti, che posso essere interessanti, di cui si stanno occupando in particolare il prof. Giuseppe Dardanello e l'arch. Delmastro.

Uno riguarda la costruzione originaria della Cappella; anch'esso è un elemento importante per il restauro. Com'era la progettazione di una simile struttura? C'era un disegno generale? Sino a che punto arrivava il dettaglio? La costruzione stereotometrica dava forse le dimensioni, i disegni, i cartoni, pietra per pietra? Ma in tal caso, come ha potuto l'architetto controllare il processo costruttivo in modo così preciso? In effetti, ci sono pochissime imprecisioni. Ce ne sono -- si vede ogni tanto una aggiunta per far tornare le cose -- però evidentemente le pietre sono state costruite tutte a piè di opera e poi montate. Questo vuol forse dire che l'architetto aveva il controllo della costruzione di tutti i 4000-5000 conci che formano la Cappella? Conosceva esattamente la forma e le dimensioni di ognuno, e non solo le dimensioni ma anche l'orientamento delle varie facce e come si dovevano incastrare fra loro? La conoscenza di questo processo è di importanza straordinaria, perché ci chiarirà quale sia stata la tecnica costruttiva della Cappella. Non solo, ma sarà forse anche lo strumento che ci consentirà eventualmente di intervenire con un'opera di integrazione, perché una volta compreso il processo costruttivo guariniano, noi potremmo reinterpretarlo con le nostre tecniche costruttive e le nostre soluzioni, per cui nell'integrazione non ci sarà alcuna invenzione, ma semplicemente una riproposta di quello che l'architetto aveva fatto in origine. La struttura della Cappella è intatta, nonostante i danni che il fuoco ha provocato. I conci ci sono tutti, le forme sono tutte determinate. Si tratta di restituire la faccia decorata di questi conci. Se chiariamo il metodo che Guarini ha utilizzato per lavorare i conci, potremo intervenire con un processo di ricostruzione, di integrazione, che non aggiunga niente di cultura contemporanea se non per quanto riguarda le eventuali scelte dei materiali usati.

L'altro aspetto è quella della geometria, su quale possiamo sentire l'arch. Delmastro. Non abbiamo ancora delle prospettive di studio su questo argomento perché i ponteggi dentro la Cappella sono stati messi in opera da poco: è solo da un mese che stiamo studiando l'edificio da vicino.

Fernando Delmastro: Il punto di partenza è stato uno studio molto particolareggiato e originale della tipologia architettonica, fatto da Giuseppe Dardanello, il quale ha analizzato, identificato e creato un glossario di tutti gli elementi costruttivi della Cappella. Su questa base ho innestato una ricerca di metrologia che da diverso tempo conduco, specialmente su edifici medioevali. Ritengo infatti che nel medioevo la geometria avesse un ruolo molto particolare nella costruzione di edifici sacri, poiché per la filosofia neoplatonica dell'epoca la costruzione di un tempio doveva rispettare quella che allora era la geometria del cosmo. E' chiaro che in questo modo andiamo a finire su un terreno minato, e io desidero lasciare assolutamente fuori qualsiasi aspetto esoterico. Però è ovvio che quando un architetto concepiva un' architettura basandosi sulla matematica euclidea e pitagorica, creava anche un sistema di proporzioni. Per non avventurarsi su interpretazioni improbabili e poco attendibili ritengo che il primo passo consista in un'analisi metrologica. L'introduzione del sistema metrico decimale in Piemonte avvenne solo nel 1850 e prima di quella data le unità di misura sono state le più disparate. Con l'analisi dei documenti storici dell'epoca e con un rilievo dettagliato, cercheremo l'unità di misura usata da Guarini,anche se purtroppo l'analisi è complicata dal fatto che rimane uno solo dei disegni originali per la Cappella della Sindone. Si parlava di 900 disegni custoditi nella cosiddetta "Manica Nuova" del Palazzo Reale, addirittura insieme ad un modello di legno, ma tutto questo è andato disperso.

Kim Williams: Le forme geometriche della Cappella (cerchio, triangolo, stella a dodici punti) hanno un'importanza strutturale, o sono puramente simboliche?

Fernando Delmastro: Secondo me il riconoscimento di quella che può essere l'organizzazione compositiva geometrica deve passare attraverso tre setacci,dei quali quello finale è il riconoscimento simbolico, se vogliamo riferirci alla domanda. Questa parte simbolica può a sua volta essere analizzata su due livelli. Una è immediatamente visibile: i pentagoni e gli esagoni, il numero degli elementi, ecc. Questa è la parte più evidente, ma è più un messaggio iconografico che architettonico-geometrico. L'altro livello è la geometria generatrice dell'architettura di tutto il monumento. Riguardo a questo aspetto il riferimento fondamentale è l'unico, straordinario disegno di Guarini che illustra la geometria da cui nasce cupola; In mancanza di altri disegni originali bisogna stare molto attenti a non creare quello che io chiamo "degli artefatti", nel senso che è sempre possibile, lavorando pazientemente con compasso e squadra, trovare delle coincidenze, ma non è detto che siano le costruzioni geometriche che aveva tracciato Guarini. Quindi, per avere un minimo di sicurezza, la mia proposta metodologica è di trovare tre successive conferme su tre diversi campi di indagine, i "setacci" a cui facevo cenno prima, appellandosi in un certo senso ad un criterio probabilistico. Per fare un esempio, se troviamo che è possibile inserire un triangolo equilatero in una architetura, e il lato di questo triangolo è un numero intero di piedi, romani o liprandi, allora le probabilità che ci si stia avvicinando all'impostazione reale data dal progettista aumentano. Una data ipotesi geometrica può quindi essere rafforzata da una coincidenza metrologica. Quando poi l'organizzazione complessiva di queste geometrie approda a un insieme che ha anche un significato simbolico coerente con il monumento e con l'epoca in cui è stato concepito, allora è probabile che tre coincidenze possano costituire, se non una prova, almeno una ragionevole ipotesi, ed è quella che cercheremo di trovare nel caso della Cappella guariniana.

Kim Williams: Parlando della geometria della Cappella, viene citato, per esempio nel recente libro di John Beldon Scott, Architecture for the Shroud (University of Chicago Press, 2003), il triangolo equilatero, sia in pianta che nella sezione. Esso però viene usato più come guida che come elemento visibile. Mi sembra che tutto ciò ricordi quanto è successo al Duomo di Milano durante la costruzione nel 1300 quando esso dava dei segni di cedimenti ancor prima di essere completato. In quel caso furono chiamati diversi esperti per esprimere un parere, si chiese se fosse meglio di usare nella struttura come forma fondamentale il quadrato o il triangolo equilatero. Ci decise di usare il triangolo equilatero perché esso è di per sé una forma stabile.

Mirella Macera: C'è un aspetto interessante della geometria che è venuto fuori proprio durante i lavori. Il prof. Napoli, insieme al prof. Nascé, ha progettato una struttura [di sostegno] del cestello. Questa struttura è basata su un modulo triangolare, perché il triangolo è una forma stabile. Una volta collocata all'interno della Cappella direi che essa appare quasi una forma naturale. Finora non abbiamo fatto degli interventi definitivi, ma solo una seria di interventi di carattere provvisorio. Tra questi interventi, il castello strutturale che sostiene il cestello è a tutt'oggi forse l'opera più importante. Esso è teso su una pianta triangolare, per cui il triangolo interessa non solo la struttura della Cappella, ma anche le strutture di sostegno.

Paolo Napoli: Logicamente ci siamo ispirati a Guarini. Abbiamo costruito una struttura che parte come esagono in alto, perché la Cappella stessa è un esagono, e si trasforma poi in un triangolo per poter scendere con tre colonne. Tre colonne è il numero minimo ma nello stesso tempo anche quello che consente di controllare tutti gli sforzi, perché se un tavolino ha quattro gambe può sempre averne una più bassa, se invece ne ha tre gli sforzi sono noti.

Kim Williams: Con quattro gambe una struttura rimane sempre staticamente indeterminata.

Paolo Napoli: Con tre invece è sempre tutto noto. E quindi Guarini anche qui ha un po' giocato con queste strutture basate sul numero 3, perché il cestello è basato sulla geometria del 12, poi passa al 6 sul tamburo, poi apparentemente passa al 3 ai tre archi…

Kim Williams: Però solo in apparenza, non nella struttura portante.

Paolo Napoli: Solo in apparenza.

Kim Williams: Una della cose che io ho trovato più interessante è la zona dei pennacchi dove ci sono due ordini, quella delle pietre e quella della decorazione. Il lavoro di scolpire le pietre è reso più difficile perché la superficie dei pennacchi risulta essere un segmento di sfera, cioè con la curvatura continua in due direzione. Ha un idea di come ha proceduto?

Fernando Delmastro: Ha ragione, è straordinario: non seguono le decorazioni, hanno un ordine diverso. La disposizione dei conci è evidentemente frutto di un progetto, esiste un ordine anche se le dimensioni variano leggermente da lunetta a lunetta, da pennacchi a pennacchio (Fig. 11).

Kim Williams: Questo però vuole anche dire che non c'era una standardizzazione?

Fernando Delmastro: Direi di no. Penserei piuttosto ad una selezione dei blocchi che si erano potuti estrarre, in funzione delle dimensioni dei conci; per esempio, nel secondo livello della Cappella, dai blocchi di maggiori dimensioni sono stati ricavati alcuni dei conci radiali delle lunette, forse tra i più grandi della costruzione, dopo le colonne monolitiche.

Kim Williams: Chissà, può darsi che gli artigiani si siano detti fra di loro: "Speriamo proprio che in futuro nessuno ci debba più mettere mano! Come siamo riusciti a far questo Dio solo lo sa!".

Fernando Delmastro: Come ha proceduto è un problema alquanto impegnativo; ha impennato, impegna ed impegnerà molti incontri tra Macera, Dardanello, Napoli e me e quanti altri vorranno contribuire.

Riguardo alla sfericità segnalata nella domanda posso aggiungere alcune osservazioni, sempre ricordando che Dardanello ha dimostrato l'uso originale da parte di Guarini degli elementi architettonici classici, in particolare pennacchi e lunette, che, nel caso della cappella della Sindone, sembrano tali ma in realtà non sono ciò che farebbero supporre.

La prima deriva da una analisi del rilievo laser-scanner effettuato recentemente. Dai dati disponibili si può affermare che le "forme" dei pennacchi sono spalmate su una calotta sferica tronca e quelle delle lunette su un'altra calotta, concentrica alla precedente, ma leggermente più ampia. In pratica la natura delle superficie di fondo di questi due elementi architettonici, così diversi, è in sostanza la stessa.

La seconda osservazione è sulla accentuazione della loro diversità. Questa è ottenuta con un espediente ottico dovuto alla decorazione: esagoni e stelle radiali per le lunette, croci su corsi orizzontali per i pennacchi. E' curioso notare come questo tipo di illusione sia ulteriormente esaltato dalla sua raffigurazione tramite un disegno in sezione verticale. Se si provasse ad immaginare la forma di quegli elementi sulla base di tale rappresentazione, si potrebbe tranquillamente pensare per il pennacchio ad una superficie cilindrica con asse orizzontale e per la lunetta ad una superficie conica. Abbiamo visto che la realtà è completamente diversa ed aggiungo che sono sferiche addirittura le piccole superfici all'interno dei singoli esagoni, stelle e croci.
Questo fatto dimostra quindi come la cappella guariniana sia difficile da rappresentare adeguatamente dal punto di vista del rilievo architettonico. Possiamo quindi immaginare ed ammirare ancora di più, a fronte di un rilevo già così complesso, quanto possa essere stata impegnativa anche la progettazione grafica di Guarini, sia compositiva che esecutiva.

Fig. 8 per La Cappella della SS. Sindone
Fig. 8. Schema dei conci e della decorazione di un pennacchio. Disegno di Clara Distefano e Francesca Filippi

Fig. 9 per La Cappella della SS. Sindone
Fig. 9. Schema dell sezioni orizzontali del II livello. Disegno di Clara Distefano

Kim Williams: L'altare di Bertola sarà ricostruito? (Fig. 9)

Mirella Macera: L'altare di Bertola forse è una dei problemi più difficile perché c'erano delle parti consistenti di legno che sono andate distrutte. Mentre per il resto della Cappella abbiamo dei rilievi che stiamo componendo e che ci daranno degli elementi per risolvere i nostri problemi di reintegrazione e consolidamento, per l'altare finora non siamo riusciti a trovare tutto il materiale necessario per una ricostruzione. Stiamo cercando di raccogliere tutta la documentazione fotografica esistente, però questo è un tema che adesso abbiamo un po' accantonato. Il problema non è di primaria importanza, anche perché al momento l'altare si trova nel posto più inaccessibile della Cappella, ovvero proprio dentro al castello

Fig. 10 per La Cappella della SS. Sindone
Figura 10. I resti dell'altare di Bertola all'interno del castello di acciaio. Foto Kim Williams

Stiamo invece lavorando sui monumenti, ma per un motivo pratico: per il restauro dei monumenti c'è un finanziamento importante di "Specchio dei Tempi" che è una fondazione legata al giornale La Stampa di Torino. Lavorare sui monumenti ci consente anche di cominciare a sperimentare le tecniche consolidanti. Subito dopo l'incendio, dopo i lavori di natura strutturale, abbiamo dovuto liberare la Cappella dalle parti di ferro dei ponteggi che erano rimasti aggrovigliati all'interno. Poi abbiamo raccolto dal pavimento della Cappella più di cento casse di detriti caduti, di cui abbiamo recuperato tutti quelle con una faccia lavorata, e dei quali stiamo studiando la provenienza. Il dato più importante finora è che i pezzi che mancano dai monumenti sono stati quasi tutti recuperati. Quindi per i monumenti possiamo pensare ragionevolmente di arrivare ad un lavoro di integrazione che si concluderà in maniera veloce.

Kim Williams: Sono rimasti intatti i capitelli in bronzo al livello più basso della Cappella? (Fig. 10)

Fig. 11 per La Cappella della SS. Sindone
Figura 11. I capitelli in bronzo dopo l'incendio. Foto Kim Williams

Mirella Macera: Sì, ci sono ancora. In effetti l'incendio si è sviluppato a questo [quale?] livello della Cappella e quindi Lei vedrà che quella è la parte più danneggiata. La parte sottostante, invece, ha subìto soprattutto danni di tipo meccanico, a causa dei pezzi che cadevano dall'alto e dei ponteggi che crollavano, ma ha sofferto meno il calore.

Fernando Delmastro: Pensavamo infatti di trovare ormai fusi i capitelli di bronzo, invece sono quasi intatti.

Kim Williams: Visto che la Sindone non vi sarà più custodita, che funzione svolgerà la Cappella?

Mirella Macera: La Sindone non sarà più custodita dentro la Cappella perché ha bisogno di spazio per essere distesa. Io credo che la Cappella continuerà di avere la funzione di un luogo di culto, quindi alla termine dei lavori sarà restituito alla curia di Torino affinché torni a far parte della Cattedrale. È un'architettura che nasce con una duplice funzione: Cappella Regia e luogo dell'ostensione della Sindone. Però, anche per l'assenza della Sindone, inserirla nel percorso di Palazzo Reale le toglierebbe tutto il suo valore. Sicuramente il percorso del Palazzo Reale potrà prevedere una vista sulla Cappella, in modo da fare capire anche ai visitatori il suo ruolo come Cappella Regia. Però si tratta più che altro di misure di tipo organizzativo.

Fine

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 The correct citation for this article is:
Mirella Macera, Paolo Napoli, e Fernando Delmastro, "Guarino Guarini, matematica e architettura:Il restauro della Cappella della SS. Sindone a Torino". Intervista di Kim Williams. A cura di Sandro Caparrini. Nexus Network Journal, vol. 6 no. 2 (Autumn 2004), http://www.nexusjournal.com/Sindone.html

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