Mathematica per architettura: alcune esperienze
europee |
Orietta Pedemonte
Dipartimento di Scienze per l'Architettura
Stradone S. Agostino, 32 - 16123 Genova
Versione inglese
INTRODUZIONE Quale e quanta matematica per architettura?
Quale insegnamento? Meglio informazioni su tanti argomenti o
approfondimento di alcuni? Meglio previlegiare un percorso storico-filosofico
o puntare sugli aspetti applicativi attuali? Questi sono alcuni
degli interrogativi che si pone chiunque debba affrontare un
insegnamento di matematica in una facoltà o scuola di
architettura. Il problema è acuito da una ulteriore domanda:
cosa si intende per architetto? Fiumi di parole e di carta sono
stati profusi su questo termine. La normativa CEE 384/85 (v.
Allegato 1) ha dato indicazioni in
tal senso, ma i modi per raggiungere gli obiettivi in essa fissati
sono variamente interpretati ed intesi: il dibattito continua. Cosa si intende per architettura? Quali sono i possibili
futuri «mestieri» di un laureato in architettura?
Gli scenari mondiali che si stanno delineando come influiranno?
E poi ancora, meglio preparare per una professione (che si sta
rivelando molto varia, da quanto risulta dalle indagini sulle
occupazioni di lavoro dei laureati) o dare una impostazione metodologico-culturale
che permetta flessibilità nel futuro? Il
problema è ulteriormente aggravato dal riordino degli
studi universitari che è in atto a livello europeo e che
probabilmente coinvolge anche le facoltà di architettura
italiane. È da queste osservazioni che
ha preso spunto la mia indagine sull'insegnamento della matematica
nelle facoltà o scuole di architettura europee; indagine
non ancora terminata che, per ora, ha preso in considerazione
solo alcuni paesi e precisamente Belgio, Francia, Portogallo,
Spagna e Svizzera.
La relazione che segue non intende essere esaustiva, neanche
per i paesi sopra nominati: è solo frutto di alcune considerazioni,
sulla base di colloqui con docenti e consultazione di articoli,
testi, dossier, programmi di insegnamento, libretti dello studente,
pagine web di alcune delle scuole o facoltà delle nazioni
sopra citate. Fondamentale è stata la consultazione
di [4].
BELGIO
La formazione degli architetti,
avviene sia attraverso gli ISAI, Instituts Superieurs d'Architetture
Intercommunals (considerati dal 1991, in ottemperanza alla direttiva
CEE 384/85, «istituti di istruzione superiore di tipo lungo»
a livello universitario, dipendenti dal Ministero dell'Educazione,
della Ricerca scientifica e della Formazione) sia attraverso
le Università Tecniche.
Il corso degli studi dura cinque anni, divisi in due cicli. Il
primo, di due anni, dà diritto al titolo di candidate
architecte / Kandidaat architect che permette un primo inserimento
nel mondo del lavoro; il secondo di tre anni conduce al titolo
di architecte / architect o burgerlijk ingenieur. In tutte le
scuole di architettura il primo ciclo è costituito in
maggioranza da materie obbligatorie di base; il secondo è
finalizzato alla specializzazione e ogni scuola offre diverse
opzioni.
Non vi è numero chiuso ed è sufficiente, per l'iscrizione,
essere in possesso di un diploma di istruzione secondaria. L'Institut Superieur d'Architecture de la Communité
Française La Cambre si differenzia dalle altre scuole
per la sua impostazione meno tecnica ed incentrata sul progetto
(avvicinandosi in tal modo alle Écoles francesi). Esiste
comunque nel 1° ciclo un corso di matematica nella cui prima
parte vengono insegnati elementi di calcolo differenziale, integrali,
equazioni differenziali. Nella seconda parte vengono considerate
«le leggi dell'armonia» in modo da mettere in evidenza
a partire dalla storia della matematica lo stretto legame che
è esistito tra architettura e matematica, attraverso le
proporzioni.
Sempre nel 1° ciclo vi è un corso di Geometria descrittiva
ed applicazioni che comprende anche studi di superfici e solidi.
Grande spazio viene dato all'informatica ed alle sue applicazioni
essendo previsto un corso nel 1° ciclo e due corsi nel 2°
ciclo: non sono solo rivolti al disegno, ed alla modellizzazione,
ma anche allo studio delle proprietà di sistemi complessi. Negli altri ISAI sono previsti, in proporzione variabile,
moduli di insegnamento di calcolo differenziale ed integrale,
probabilità e statistica, geometria delle curve e superfici
- topologia, informatica (per es. all'ISAI Horta per un totale
di 150 ore e all'ISAI Mons per un totale di 240 ore), geometria
descrittiva (150 ore o 120 ore). Questi corsi
sono generalmente localizzati al 1° ciclo, ma a volte si
hanno moduli di informatica e statistica anche nel 2° ciclo
(per es. all'ISAI Mons). Nelle Università
il biennio è normalmente comune al corso di studi di ingegneria.
Per il triennio vi è l'opzione tra una formazione più
tecnica ed una più legata all'architettura. L'iscrizione
non è libera ma occorre superare un esame di ammissione
in cui sono decisive le prove di matematica, riguardanti trigonometria,
algebra, analisi, geometria sintetica ed analitica. Per riuscire
a superare l'esame è di solito necessario un rafforzamento
di studi matematici nell'ultimo anno della scuola secondaria. Nella formazione dell'architetto da parte delle Università,
l'insegnamento matematico e informatico è notevolmente
presente con corsi avanzati anche nel 2° ciclo.
FRANCIA La formazione e la ricerca nel campo dell'architettura
sono di competenza del Ministero della Cultura e della Comunicazione. Il titolo di architetto in Francia viene conseguito
tramite il «diplome d'architecte diplomé par le
gouvernament» (DPLG) rilasciato dalle 22 Ecoles d'Architecture
o tramite il «diplome d'architecte de l'ENSAIS» rilasciato
dall'Ecole National Superieur d'Architecture di Strasburgo o
tramite il «diplome d'architecte DESA», rilasciato
dall'Ecole Speciale d'Architecture di Parigi (privato). Les
Ecoles d'Architecture provengono dalle Ecoles des Beaux Arts
ed alcune scuole francesi sono ancora legate al metodo ed al
tipo di insegnamento di quest'ultime, nel senso che grande sforzo
viene dato alla formazione artistica dello studente. A
partire dall'a.a. 98/99 è in atto la riforma degli studi
che prevede un corso della durata di 6 anni suddivisi in 3 cicli
di due anni ciascuno. Al termine del secondo ciclo viene conseguito
un primo diploma DEUG (maitrise) che consente anche un eventuale
passaggio all'università. La riforma sancisce
la centralità del progetto architettonico e in minor misura
(nei primi 2 cicli) urbanistico, sono previsti indirizzi specialistici
soprattutto nel 3° ciclo tra cui anche informatica per l'architettura
e l'urbanistica. L'insegnamento è articolato nei primi
cicli su moduli interdisciplinari ed è basato sulla relazione
tra «architettura ed i saperi per l'architettura». La situazione francese dell'insegnamento matematico
è forse la più lontana dalla italiana, fra quelle
prese in esame. La ragione va cercata nella provenienza delle
scuole delle Ecoles des Beaux Arts e quindi nell'aver privilegiato
la formazione artistica dello studente fino a pochi anni fa.
Si capisce quindi perché l'insegnamento di calcolo differenziale
e integrale sia ridotto al minimo se non inesistente e sia data
invece spazio alla geometria descrittiva, proiettiva, allo studio
di solidi e superfici, alla topologia; al loro utilizzo per studi
morfogenetici e come base teorica per costruzione di modelli
nei la boratori (per es. [2], [3]). Esistono corsi
integrati geometria - informatica - costruzione di modelli, in
sintonia con il fatto che lo studio del rapporto informatica
- architettura è argomento centrale di studio in alcuni
centri di ricerca francesi. Il dibattito su cosa
si debba insegnare in una scuola di architettura è sempre
molto vivo [7], ma vi è accordo nel considerare il progetto
architettonico come centrale e fondamentale l'integrazione tra
«sapere e saper fare» attraverso ateliers interni
alle scuole o coordinati, su temi specifici, tra più scuole
(Grands Ateliers de l'Isle-d'Abeau); però anche in questi
casi la matematica può dire qualcosa (per es. [2], [5]). Con l'attuazione della nuova riforma anche il progetto
urbanistico comincia ad essere preso in considerazione e quindi
in alcune scuole sono stati o stanno per essere attivati moduli
di statistica e corsi sui sistemi informativi geografici.
PORTOGALLO Solo dal 1983 la formazione degli architetti
non è più affidata alle Accademie di Belle Arti
ma a facoltà o dipartimenti appositamente istituiti. Ciò nonostante vi è stata una divaricazione
tra indirizzi tecnico-costruttivi di alcune facoltà e
artistico-umanistiche di altre. Il dibattito è stato molto
acceso tanto da arrivare al Comitato Consultivo Europeo: attualmente,
grazie ad una più equilibrata composizione del piano di
studi, il conflitto sembra superato. Per iscriversi
alle facoltà di architettura occorre essere in possesso
di un diploma di scuola superiore e superare un esame nazionale
per l'ammissione all'università in specifiche materie
indicate dalle singole facoltà: in genere per l'architettura
sono matematica, geometria descrittiva, storia dell'arte. I corsi hanno una durata di 6 anni nelle facoltà
di Lisbona e Porto e di 5 a Coimbra e nella università
privata di Lusiada. Non vi è suddivisione in cicli e solo
al 5° anno sono previste alcune opzioni.
SPAGNA Possono esercitare la professione di architetto
solo coloro che sono in possesso di un diploma universitario
di grado superiore rilasciato dalle «Escuela Tecnica Superior
de Arquitectura». Ai corsi a ciclo lungo (della durata
di cinque anni suddivisi in due cicli) che portano al conseguimento
del titolo di architetto si affiancano, però, in quasi
tutte le università, cicli brevi di tre anni per la qualifica
di «arquitecto tecnico». È
possibile differenziare la formazione attraverso corsi d'insegnamento
opzionali corrispondenti in genere al 10% del totale delle ore.
Il resto è suddiviso tra materie fondamentali ed obbligatorie,
stabilite dalle direttrici ministeriali, ed altre materie obbligatorie
stabilite da ciascuna scuola in base alla propria caratterizzazione
specifica. Le competenze attribuite, in Spagna,
all'architetto sono decisamente superiori a quelle del modello
di architetto che risulta dalle direttive europee ed è
per questo che alcune università rimpiangono la durata
di 6 anni del corso di studi e comunque continuano ad offrire
e pretendere una preparazione superiore (anche da un punto di
vista scientifico) a quella di altri paesi. Per
poter accedere all'Università occorre, terminata la scuola
superiore, frequentare un anno di Corso Orientativo Universitario
(COU) con esame finale (Selectividad): il voto riportato è
determinante per l'ammissione ad un corso universitario a numero
chiuso come è quello delle Scuole di Architettura. Per quanto concerne l'insegnamento matematico, la
situazione è abbastanza simile a quella italiana. Esso
è presente nel primo ciclo, ma in alcune sedi anche al
terzo anno. Nelle sedi in cui sono minori i moduli di matematica
è maggiore il peso di moduli di informatica ed applicazioni,
con ampio spazio all'impostazione geometrica delle applicazioni. Gli argomenti trattati, in proporzioni variabili,
sono:calcolo infinitesimale, integrale, equazioni differenziali,
metodi numerici, problemi di massimo e minimo vincolato, elementi
di statistica, geometria, algebra lineare, geometria descrittiva.
Nei moduli di geometria ed algebra vengono a volte trattati i
sistemi proporzionali applicati all'architettura, le isometrie,
le tassellazioni. Gli argomenti citati non ci
sono certamente nuovi: il problema è il grado di approfondimento
di essi, le connessioni con gli altri corsi di architettura,
una presentazione accattivante. In tal senso mi sembra interessante
la formulazione data in [1], testo adottato in alcune sedi. L'allegato 2 è la chiave di impostazione
del libro.
SVIZZERA La situazione svizzera è molto particolare:
la formazione che viene fornita è di tradizione fortemente
tecnica. Per la progettazione e costruzione di edifici è
sufficiente il diploma di scuola tecnica superiore; ma solo coloro
che hanno conseguito diplomi universitari possono adoperare il
titolo di architetto.
È, comunque, in atto una riforma che cerca di adeguare
la preparazione professionale di un architetto alla normativa
CEE 85/384, anche se la Svizzera non fa parte della Comunità
Europea. In tal senso, per esempio, le Fachhochschulen
elvetiche stanno modificando il loro sistema di istruzione in
modo da essere equiparabili alle Fachhochschulen tedesche. Non considerando comunque le scuole tecniche superiori
(in fase di cambiamento) il diploma di laurea in architettura
può essere conseguito presso le Università o i
Politecnici. La durata dei corsi di studi (tranne
che nell'Università della Svizzera Italiana) è
di quattro anni divisi in due cicli di due anni con in più
un anno obbligatorio di tirocinio; al Politecnico di Zurigo (ETH)
è allo studio l'istituzione di un corso preparatorio di
un anno su materie fondamentali non contemplate o non sufficientemente
sviluppate nella scuola secondaria. L'Università
di Ginevra offre solo il 2° ciclo ed il 1° ciclo deve
essere frequentato o all'École Polytecnique Féd.
de Lousanne (EPFL) o all'ETH. Ginevra e Losanna
hanno cercato di differenziare, nel 2° ciclo, le specializzazioni
mantenendo, Losanna, una specificazione tecnico-ingegneristica
(a parte una specializzazione in storia).
All'EPFL l'insegnamento matematico viene impartito sia nei due
semestri del 1° anno, sia nei due semestri del 2° anno,
con particolare attenzione alla geometria (descrittiva, studio
di curve e superfici, ma anche proporzioni, sezione aurea, modulor,
tassellazioni) e teoria dei grafi.
Fondamentali sono anche un semestre di informatica e due semestri
d'»informatique et dessin» preparatori ad un corso
di «modelisation informatique» del 2° ciclo. Discorso a parte merita l'Università della
Svizzera Italiana, dove il diploma viene conseguito presso l'Accademia
istituita nel 1995; l'indirizzo è volutamente più
umanistico, meno tecnico rispetto agli altri corsi di laurea
svizzeri, con particolare attenzione alla transdisciplinarietà,
alla centralità del progetto (termine inteso in senso
lato), ed alla necessità di trovare un approccio comune
alle discipline storiche e scientifiche: l'organizzazione è
particolare [1]. La durata del corso è di 6 anni. Per quanto riguarda l'insegnamento della matematica
è previsto un corso introduttivo al 1° anno e corsi
di approfondimento negli anni successivi: La rappresentazione
delle forme, Forme geometriche per la visualizzazione, Strutture
matematiche nel progetto architettonico. La matematica, come
la storia dell'architettura, l'ecologia, le strutture, ecc. viene
concepita come un'area di studio di un unico sapere che dovrebbe
«nutrire» quel complesso processo che è il
progettare: fortissima è la richiesta di transdisciplinarietà. L'esperienza è in corso; il programma è
stimolante, vale la pena di seguire con attenzione gli sviluppi,
anche se la situazione logistica dell'Accademia così favorevole
è per ora difficilmente conseguibile nei nostri Atenei
creando quindi ulteriori complicazioni all'attivazione di un
progetto didattico così concepito.
Dalle indagini svolte emergono alcune impressioni:
- l'esperienza [5] segnala che la geometria descrittiva analizzata
nel suo sviluppo storico, legato alla stereometria e alla stereotomia
può essere un buon punto d'incontro tra la storia dell'architettura,
della matematica, della scienza del costruire, anche in temi
importanti della conservazione e del restauro. [6] Se unita poi
alla costruzione dei modelli (per cui il disegno preliminare
è indispensabile ed una certa abilità geometrica
è richiesta, essendo la definizione geometrica dell'oggetto
non banale) può sviluppare le facoltà dello studente
ed inventare forme.
- dovrebbe essere aumentato, come è in molte sedi straniere,
lo spazio dedicato all'interazione informatica - geometria delle
forme - architettura e, tenendo conto della forte componente
urbanistica nel nostro sistema di studi, prevederne uno per i
sistemi informativi geografici.
Importante è far acquisire agli studenti la necessità
di un uso o, meglio, di un «progetto» d'uso intelligente
degli strumenti e delle metodologie informatiche.
CONCLUSIONI Il problema centrale è sempre: che
preparazione deve avere un architetto? Mi sento
di condividere l'opinione, espressa dal direttore dell'Accademia
di Mendrisio nella presentazione del corso di studi, che il futuro
architetto deve «saper fare un progetto, ma progetto di
idee, di spazi, di materia, di forze, di luce, ecc. sempre progetti,
ma non solo disegni». Progettare è
però complesso e richiede il saper condurre un'attività
interdisciplinare, rendersi conto in alcuni casi, dell'insufficienza
delle proprie conoscenze e saper quindi dialogare con gli esperti.
Questo non vuol dire demandare all'esperto, come spesso accade,
la soluzione del problema ma saper partecipare alla soluzione
di esso: dialogare, appunto. Ed è quindi sulla costruzione
dei linguaggi che va puntata l'attenzione, evidenziando al massimo
le possibili connessioni tra il proprio e gli altrui saperi disciplinari,
utili alla costruzione di un progetto; ma il coinvolgimento deve
essere complessivo, non solo unilaterale. Problema
difficile: la strada mi sembra sempre più in salita.
ALLEGATO 1. Direttiva CEE 85/384
Secondo la direttiva CEE 85/384, gli studi
di livello universitario che portano a conseguire questo titolo
"devono essere equilibratamente ripartiti tra gli aspetti
teorici e pratici della formazione dell'architetto ed assicurare
il raggiungimento:
1. della capacità di creare progetti
architettonici che soddisfino le esigenze estetiche e tecniche;
2. di una adeguata conoscenza della storia
e delle teorie dell'architettura, nonché delle arti, tecnologie
e scienze umane ad essa attinenti;
3. di una conoscenza delle belle arti in quanto
fattori che possono influire sulla qualità della concezione
architettonica;
4. di una adeguata conoscenza in materia urbanistica,
pianificazione e tecniche applicate nel processo di pianificazione;
5. della capacità di cogliere i rapporti
tra uomo e creazioni architettoniche e tra creazioni architettoniche
e il loro ambiente, nonché la capacità di cogliere
la necessità di adeguare fra loro creazioni architettoniche
e spazi in funzione dei bisogni e della misura dell'uomo;
6. della capacità di capire l'importanza
della professione e delle funzioni dell'architetto nella società,
in particolare elaborando progetti che tengano conto dei fattori
sociali;
7. della conoscenza di metodi di indagine
e di preparazione del progetto di costruzione;
8. della conoscenza dei problemi di concezione
strutturale, di costruzione e di ingegneria civile connessi con
la progettazione degli edifici;
9. di una conoscenza adeguata dei problemi
fisici e delle tecnologie, nonché della funzione degli
edifici, in modo da renderli intimamente confortevoli e proteggerli
dai fattori climatici;
10. di una capacità tecnica che consenta
di progettare edifici che rispondano alle esigenze degli utenti
nei limiti imposti dal fattore costo e dai regolamenti in materia
di costruzione;
11. di una conoscenza adeguata delle industrie,
organizzazioni, regolamentazioni e procedure necessarie per realizzare
progetti di edifici e per l'integrazione dei piani nella pianificazione". |
ALLEGATO
2: La chiave di impostazione del libro L'art de
calcular en l'arquitectura [1]
A grans trets, podríem classificar
els càlculs dels arquitectes en els tipus següents:
a) Càlculs constructius
Són els càlculs inherents a l'edificació
en sentit estricte: la representació topogràfica
del terreny, l'estudi de la mecànica del sòl, fonamentacions,
moviments de terres, etc. fins arribar a la construcció
efectiva de l'obra i el seu control de qualitat.
b) Càlculs estructurals
Són els propis de l'estructura de l'edificació
i asseguren per sobre de tot la rigidesa de l'obra. En una subtil
combinació de conceptes de mecànica, resistència
de materials, equacions diferencials, càlculs de moments,
torsions, flexions, etc., és possible crear aquesta estructura
que sovint apareix disimulada i maquillada per altres elements,
però sense la qual res no romandria dret.
c) Càlculs de condicionament i serveis
Integrats a l'edifici, hom troba un món complex d'elements
elèctrics, mecànics, acústics, lumínics,
calorífics, etc. Cal fer càlculs relatius a la
integració en la construcció i càlculs sobre
el funcionament específic dels elements en qüestió.
Matemàtica, física i enginyeria troben aquí
un bon camp per fer-hi aportacions.
d) Càlculs projectuals
El projecto, com a element vertebrador de l'obra, ha de tenir
en compte necessàriament la integració de totes
les components i d'axiò deriven sovint càlculs
específics: pilars, canonades, esteses de cables, envans,
endolls, ascensors, etc. podrien esdevenir una barreja esperpèntica
si no hi hagués un disseny global de l'obra.
e) Càlculs gràfics
Les tècniques d'expressió gràfica contenen,
de fet, un bon gruix de càlculs que acaben permetent la
resolució gràfica dels problemes. Marcar un punt
de fuga, distingir les escales convenients per presentar els
diferents elements o fer palesa la forma d'una volta o d'una
escala de cargol pressuposen un joc geomètric fi, no mancat
ni de mesura ni d'altres components matemàtiques.
f) Càlculs legals
Les obres són realitzades en un lloc precís tenint
en compte una normativa legal que en fixa limitacions molt diverses.
Calcular fondàries edificables, alçàries,
patis de llum, ventilacions mínimes, plans d'evacuació,
resistències al foc, etc. són problemes difícils
de resoldre, però inexcusables.
g) Càlcils de planificació
La realització efectiva d'un projecte sempre porta aparellada
una bona planificació respecte dels diferents equips i
professionals que hi intervenen, una regulació temporal
imprescindible, i un càlcul econòmic acurat que
faci l'obra viable i, si pot ser, rendible (!). Organigrames,
grafs, sistemes d'organització, càlculs financers,
càlculs actuarials, etc., són el nostre pa de cada
dia; i càlculs d'assegurances per allò del «per
si de cas». |
BIBLIOGRAPHY [1] Claudi ALSINA i CATALÀ, L'art de calcular
en l'arquitectura, Edicions UPC, Universitat Politecnica
de Catalunya, 1993. [2] Jean-Marie DELARUE, "Structures
gonflables", Bilan de l'Atelier à l'Isle d'Abeau
en octobre 1997, EAPV Bulletin d'information de l'Ecole d'Architecture
Paris-Villemin, n. 29, 1998. [3] Jean-Marie
DELARUE, Morphogénèse, Paris, UPA, n. 1. [4] Roberto MASIERO, Michela MAGUOLO e Vittoria POLESE,
(editors), Architetti in Europa. Formazione e professione,
Dossier di una ricerca finanziata dal "Jacques Delors Research
Grant within the European Culture", dell'Accademia di Yuste
con il sostegno della Comm. Europea (in corso di stampa). [5] Joël SAKAROVITCH, "Architecture et
représentation. Géométrie descriptives et
Stéréotomie", EAPV, Bulletin d'information
de l'Ecole d'Architecture Paris-Villemin, n. 29, 1998. [6] Joël SAKAROVITCH, Épures d'architecture,
Birkhäuser Verlag, 1998. [7] Jean-Louis VIOLEAU
(ed.), Quel enseignement pour l'architecture?, Editions
Recherches - École d'architecture Paris-Belleville, 1999.
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ABOUT THE AUTHOR Orietta
Pedemonte, professore associato, insegna matematica presso
la Facoltà di Architettura dell'Università di Genova
ed alla Scuola di Specializzazione in Restauro dei Monumenti.
I suoi interessi di ricerca sono stati in passato legati alla
functional analysis, mentre attualmente sono rivolti a)allo studio
dei legami tra matematica, arte, architettura nel loro sviluppo
storico; b) metodi matematici in urbanistica e geographical information
systems. Si occupa inoltre di ricerca didattica ed educativa.
E' membro della Commissione italiana dell'Unesco.
The correct citation for
this article is: Orietta
Pedemonte, "Mathematica per architettura: alcune esperienze
europee", Nexus Network Journal, vol. 3, no. 1 (Winter
2001), http://www.nexusjournal.com/Didactics-Pedemonte-it.html |
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