Studiare le opere di Peter Eisenman? Perché?! |
Adriana Rossi
Dipartimento di "Cultura del progetto"
Università di Napoli II , Facoltà di Architettura,
Aversa
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PREMESSA Gli antichi greci sapevano
che il ragionamento è un procedimento strutturato, almeno
parzialmente governato da un sistema di regole esplicitabili:
Aristotele codificò i sillogismi, Euclide formulò
i teoremi geometrici, Vitruvio indicò un criterio e una
chiave referenziale per commisurare ciascuna parte architettonica
a un modello ideale, simbolo delle aspirazioni e delle attitudini
di quella peculiare società civile.
In queste forme di ragionamento è possibile distinguere
gli aspetti contingenti in favore del ruolo che l'uso di un metodo
e l'applicazione di una procedura giuocano all'interno di un
qualsiasi processo ideativo: comunicabile in virtù dei
codici e delle norme prescrittive, confrontabile, in ogni luogo
e tempo, in virtù della riproducibilità delle procedure. La logica euclidea ha inizio con la definizione induttiva
di concetti molto semplici e gradualmente costruisce un vasto
corpo di risultati, organizzati in modo tale che ciascuno dipenda
dai precedenti. Ne discende una costruzione forte e rigorosa
che rende tutte le operazioni percepibili, comprensibili e intelligibili.
Ma a differenza dei processi fisicamente costruiti, il ragionamento
euclideo non crolla materialmente se i suoi elementi strutturali,
ossia una delle sue dimostrazioni, non sono coerenti con la verità
del mondo empirico. Si spiega così come la logica deduttiva-induttiva,
sottesa il pensiero filosofico-scientifico della cultura classica
abbia incondizionatamente influenzato la cultura occidentale
per circa duemila anni.
A prendere coscienza del carattere convenzionale che caratterizza
il ragionamento assiomatico è stata proprio la conoscenza
fisico-matematica: "...che, per prima e nella maniera più
rigorosa, si è resa consapevole del carattere simbolico
dei suoi fondamentali strumenti" [Cassirer, 1923-1929].
Il tentativo di rendere "senza nei" [Saccheri, 1733]
l'opera di Euclide ha indotto a rivedere le modalità attuative
del lavoro scientifico. La constatata esistenza di molti tipi
di punti e di rette ha sancito, anche in questo campo del sapere,
la distinzione tra linguaggio 'comune' e linguaggio 'tecnico',
chiarendo, una volta e per tutte, che è il tipo di legame
che si instaura tra il simbolo e il significato a riempire di
significato il simbolo stesso. Già nell'antichità,
la critica sollevata dai sofisti contro l'uso di un linguaggio
'comune' aveva posto le premesse per la definizione di un linguaggio
'tecnico' o pseudo tale, adottato, poi, da Euclide nei suoi Elementi.
Qui le prime ventotto proposizioni, per l'unicità delle
relazioni che legano le intuizioni umane alle proprietà
degli enti geometrici, definiscono la geometria assoluta: quella,
cioè, che non necessita, per la sua enunciazione, di alcun
teorema precostituito. Invece, le altre proposizioni, formulate
con l'ausilio del quinto postulato, hanno dimostrato l'impossibilità
di un qualsiasi sistema assiomatico di essere sempre coerente
con la verità del mondo naturale. Ecco che i matematici
e gli umanisti ottocenteschi hanno posto in discussione finanche
la più concreta delle scienze matematiche quale l'aritmetica.
La 'dimostrabilità' diveniva, di fatto, una nozione più
debole della verità.
LA LOGICA DEI SISTEMI FORMALI ALL'INTERNO
DELLA RICERCA ARCHITETTONICA I
problemi di interpretazione, di descrizione, di previsione, di
sintesi e quindi di scelte operative, sono di fatto risolti dalla
capacità di perspicere dell'intelligenza. Le procedure
legate al concetto di "variabile linguistica" [Chomsky,
1966] o di "calcolo con le parole" [Zahed, 1978], si
dimostrano più adatte a descrivere le scelte della vita
quotidiana [Zahed, 1965]. Non meraviglia, quindi, come in ogni
campo del sapere, la logica deduttiva-induttiva ceda il passo
ad altri tipi di logiche ritenute più fluide.
La logica euclidea è fondata sulla possibilità
di dedurre sempre nuovi teoremi, la logica proposizionale, invece,
è fondata sulla possibilità di costruire sempre
nuove stringhe di soluzioni libere da qualsiasi teorema ma fondate
sull'uso corretto di poche ma immutabili regole con le quali
relazionare simboli privi di significati 'attivi'. Ciò
non impedisce di inserire qualsiasi teorema appartenente alla
verità dell'esperienza empirica all'interno delle "regole
di fantasia" [Hofstadter, 1979] che presiedono il sistema
formale presecelto. Quando ciò accade tra l'uno e l'altro
sistema si stabiliscono "isomorfismi" [Hofstadter,
1979] in grado di disvelare porzioni di verità coerenti
con il mondo naturale. L'esito non è prevedibile,
ma è la riuscita di una operazione di formatività
che, in virtù delle sue modalità attuative, può
superare i limiti della intellegibilità umana. Ogni
architettura può essere considerata come organismo vivente:
la sua vita include la definizione dell'idea, la legge che la
governa e il processo fomativo che si realizza nella materia
che forma.[34] L'opera compiuta non è il risultato di
un procedimento lineare, quanto, piuttosto, la riuscita di un
processo di formatività la cui dinamica fluida deriva
soltanto in minima parte dalla precisione della logica deduttiva-induttiva.
LA "FUZZY
LOGIC" NEI PROGETTI DI
PETER EISENMAN In architettura, si può dimostrare
-come afferma Peter Eisenman- che: "...tutti i cambiamenti
possono in qualche modo far riferimento a cambiamenti culturali...
i mutamenti più tangibili... sono stati determinati dal
progresso tecnologico, dallo sviluppo di nuove condizioni d'uso
e dal cambiamento del significato di certi rituali e del loro
campo di rappresentazione" [Eisenman, 1989]. Cosicchè
nel fare semplice uso di solidi geometrici, si limita a promuovere
un linguaggio orientato insieme a un corrispondente ordine sistematico. Nelle manipolazioni spaziali di piante e sezioni
Eisenman sperimenta le "Leggi del pensiero" (1854),
messe a punto nell'ottocento da George Boole e Augustus De Morgan. Come i due logici inglesi portavano alle estreme
conseguenze i sillogismi aristoteliani che preludono ai ragionamenti
meccanizzati, così Peter Eisenman manipola l'idea, sottoponendola
ad una sorta di calcolo proposizionale. Attraverso
approfondimenti e tentativi che si susseguono in una sequenza
di approssimazioni rese possibili dalle nuove concezioni di notazione
e rappresentazione, lo spazio architettonico prende forma a partire
da solidi elementari oppure da semplici relazioni interne. Ogni elemento è privo di significato "attivo",
giacchè non ha alcun riferimento o contenuto architettonico,
ma vive soltanto in relazione all'ordine intrinseco che imprime
energia al processo formativo: questo giustifica lo stare di
una parte rispetto all'altra in un tutto organico. Il processo
che regge la costruzione finale è simile a quello che
regola la crescita assiale dei cristalli. La forma del cristallo,
come quella architettonica, è il compimento di un movimento
organico che configura la forma sia nella sua struttura visibile,
sia nella sua struttura sostanziale [Zodiac, 1969] .
Rispondendo alla domanda Cosa succederebbe se?, le leggi fluide
poste alla base della procedura progettuale declinano soluzioni
che, se "isomorfe" alle necessità spaziali possono
rilevarsi ipotesi architettoniche, calcolate ma estremamente
libere. Cosicchè se i primi progetti di Eisenman mostrano
le virtualità interne di un cubo rigido rigorosamente
chiuso, i successivi progetti mostrano le virtualità della
stessa forma soggetta alle leggi interne delle deformazione.
IL CARNEGIE MELLON RESEARCH INSTITUTE (CMRI) Il progetto per il
CMRI (Pittsburgh, Pennsylvania, 1988-81) è un esempio
emblematico di un processo di deformazione (Figura
1): "...L'elemento fondamentale
di questa elaborazione architettonica è il cubo booleano,
un modello geometrico relativo al funzionamento dei computer"
[Oechlin, 1991]. I vertici del cubo tridimensionale, considerati
come forme solide o come telai trasparenti, rappresentano tutte
le terne possibili di 0,1 con le quali organizzare stringhe ben
ordinate. L'organizzazione dello spazio prende forma dalle funzioni
matematiche che regolano le procedure di congiunzione, separazione,
aggancio e deformazione. Il procedimento nel suo
divenire rende mutevoli gli esiti ma anche gli obiettivi. Una volta definito l'intervallo dello spazio e la
sua progressione matematica, all'interno di curve asintotiche
diversamente direzionate vengono collocati cubi alla 4-N, ripetuti
per un certo numero di volte. Ogni edificio è
costituito dall'accostamento di una coppia di cubi. Ogni coppia
contiene due cubi solidi (forme visibili) e due telai cubici
(strutture interne) di 12 e 14 metri corrispondenti alle dimensioni
del modulo che definisce lo spazio architettonico destinato ad
accogliere gli studi e i laboratori del CMRI. Ogni coppia può
essere vista come proiezione dell'altra, invertendo il rapporto
tra solido e telaio (Figura
2). Da queste semplici operazioni
deriva la ricchezza e la complessità dell'esito formale
del progetto [Oechlin, 1991] (Figura 3).
IL COLLEGE OF DESIGN, ARCHITECTURE, ART
AND PLANNING Quali
che siano le tematiche affrontate, nell'era dell'informazione
dominata dai media, l'insegnamento ha l'obligo morale, di descrivere
come opera e perchè opera. Convinto di ciò, Eisenman
fa del progetto per il College of Design, Architecture, Art and
Planning (Università di Cincinnati, Ohio, 1988-1993),
una sorta di manifesto dell'educazione impartita dall'Università
di Cincinnati [Ciorra, 1993] (Figura 4). In questo progetto le strutture già esistenti
sono relazionate all'ortografia del luogo: una doppia curva,
deviata raddoppiata e deformata con l'aiuto di una simulazione
al computer, viene trasferita nello spazio tridimensionale (Figure 5). La configurazione che ne discende contiene
in se la forza figurativa e strutturante la soluzione compositiva.
Il procedimento richiama alla memoria il tradizionale taglio
delle pietre preziose o i ragionamenti formali applicati da Lewis
Carroll agli studi di Hilbert [Hilbert e Cohn-Vossen, 1932].
L'opera compiuta è un immagine inconvenzionale, tanto
da spingere lo stesso architetto a definire il suo progetto "una
configurazione debole", calcolata ma esteticamente libera
[Vattimo, 1976].
LA RAPPRESENTAZIONE DELLE OPERE DI PETER
EISENMAN Eisenman
mostra come è possibile procedere da una idea astratta
verso un concetto nient'affatto astratto, per mostrare come la
dinamica generativa di ogni suo progetto può essere descritta
o, se occorre ricostruita, in ogni minimo dettaglio. Lo studio
induce, quindi, a riflettere sulle possibilità ma anche
sui limiti che caratterizzano le logiche incerte dei sistemi
formali applicate alle nuove cognizioni di notazione e rappresentazione
architettonica. La spazialità dell'architettura
può essere declinata in diverse scale di letture e di
intervento, consentendo di spaziare in una gamma di rappresentazioni
che dalla massima astrazione, rispetto allo spazio concreto,
si spinge al suo massimo dettaglio. Ciascun percorso è
in grado di rimettere in discussione la riuscita di un processo
di formatività che orienta soluzioni e obiettivi.
L'esito richiama gli insegnamenti del matematico Colin Rowe [Rowe,
1984], di Chomsky [Chomsky, 1966], oppure della logica matematica
posta alla base delle "variabile linguistica" o del
"calcolo con le parole" ideato da Zadeh [Zadeh1978].
L'uso di un metodo e l'applicazione di una procedura come "arte
del pensare" riportano alla memoria anche le sperimentazioni
geometriche di Francesco Borromini o del suo più grande
ammiratore Guarino Guarini.
Borromini sceglie una figura geometrica, il triangolo equilatero,
per mostrare come l'uso non convenzionale di questa forma-struttura,
può diventare matrice di nuove concezioni architettoniche.
La chiesa di S. Carlino alle Quattro Fontane (1637-41) oppure
la chiesa di S. Ivo alla Sapienza (1643-60) mostrano quanto il
linguaggio geometrico-matematico sia in grado di guidare l'intenzionalità
formativa oltre gli aspetti convenzionali. Analogamente
i processi di deformazione geometrica, messi a punto dal Guarini nel trattare la sezione di un
cilindro, rivelano come il linguaggio geometrico possa essere
una struttura di pensiero 'debole' atta ad indagare: "...contro
la certezza della ragione... una angosciata passione ed un pensiero
operante ..sospeso nel tempo" [Griseri, 1967]
(Figure 6). Nel nostro secolo Jacques
Derrida ha chiarito meglio di chiunque altro intellettuale,
come il disegno di ricerca geometrica, nel cogliere il senso
originale dell'atto costituente, può giungere ad esprime
una nuova immagine del mondo [Derrida, 1962].
Nelle architetture di Peter Eisenman ma anche in quelle del Guarini
quasi nulla resta dell'ermetica esattezza dei ragionamenti geometrici,
ma molto traspare di un linguaggio geometrico.
PER CONCLUDERE, UN INTERROGATIVE Qualsiasi disegno non
riproduce la realtà, ma costruisce un modello logico con
il quale correlare un sistema di relazioni osservate, ipotizzate,
o progettate. Lo schema che ne discende ri-presenta, secondo
un progetto intenzionale di lettura, l'iniseme delle caratteristiche
che vengono, di volta in volta selezionate e destinate a diventare
segno [De Rubertis, 1994].
...un'esatta descrizione della realtà
fisica è virtualmente impossibile ...un problema fondamentale
nella descrizione... è quello di ridurre la necessaria
imprecisione a un livello di trascurabilità relativa.
Dobbiamo bilanciare i bisogni di esattezza e semplicità
e ridurre la complessità senza eccedere nella semplificazione
allo scopo di ottenere un certo livello di dettaglio accettabile
...l'inesattezza della descrizione non è una mancanza,
quanto piuttosto una benedizione... l'informazione sufficiente
può essere convogliata con meno sforzo. La descrizione
vaga è più facile da riordinare... l'inesattezza
lavora per una maggiore efficienza.
Un'elevata complessità e un'alta precisione, sono di fatto
incompatibili... a mano a mano che la complessità di un
sistema cresce la nostra abilità nel formulare proposizioni
precise e significanti sul suo comportamento diminuisce fino
a che una soglia è raggiunta oltre la quale precisione
e significato diventano caratteristiche (quasi) mutamente escludentesi
[17].
Non sembra difficile intuire come i limiti e la complessità
della cultura odierna tendano a spostare l'attenzione dall'area
concettuale della produzione a quella della trasformazione. Il
disegno, tanto nella specificazione disegno di progetto quanto
in quella disegno di rilievo, si propone in riferimento al concetto
di spostamento sapiente. Il nuovo ruolo del disegno porta dunque
a descrivere gli spostamenti sapienti, convogliando le molteplicità,
le contraddizioni, le differenze, in equilibri temporanei. In
questo contesto gli elaborati sono il luogo in cui si compongono
le riflessioni maturate in ambiti tecnologici diversi presentandosi
come oggettivazioni di "una sommatoria di esperienze e soluzioni
'spostate' dal loro luogo di origine alla sintesi circostanziata
che ne regola il montaggio" [De Rubertis, 1994].
Ci domandiamo come la fuzzy logic che trova la sua ragion d'essere
nell'interpretazione soggettiva della realtà esaltando
le trasformazioni e gli spostamenti come può orientare
il processo di formatività architettonica.
RINGRAZIAMENTO Il presente saggio è stato pubblicato per la
prima volta nel volume New Trends in Fuzzy Systems
(Atti del convegno INTERNATIONAL JOINT CONFERENCE ON CURRENT
ISSUES ON FUZZY TECHNOLOGIES, METHODS AND ENVIRONMENTS FOR PLANNING
AND PROGRAMMING, tenutosi 10-11 ottobre 1996 ad Aversa e Napoli),
a cura di Dario Mancini, Massimo Squillante e Aldo Ventre, World
Scientific Publishing Co., Singapore, 1997. La Nexus Network
Journal ringrazia la World Scientific Publishing Co. per il generoso
permesso di ripubblicare il testo.
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ALTRI SITI SU
QUESTO SOGGETTO IN INTERNET:
FUZZY LOGIC What
is fuzzy logic?
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On Grammatology by Jacques Derrida
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Optical Illustion and Projection in Domes
The correct citation for
this article is: Adriana
Rossi "Studiare le opere di Peter Eisenman? Perché?",
Nexus Network Journal, vol. 1 ( 1999), http://www.nexusjournal.com/Rossi_it.html |
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